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Oceania è l’auspicio di un Nuovo Mondo, di un'umanità pronta ad una fioritura interiore che trasformi le coscienze. La via per una nuova dimensione, un risveglio atto a fermare l’operato scellerato dell’uomo sul pianeta e su se stesso.
Il modello contemporaneo egocentrico di pensiero e l’eccessiva importanza data al nostro io è uno dei maggiori nemici.
Per questo in Oceania due creature si abbracciano, si toccano, si mescolano raffigurando la natura, gli oceani, la vita. “Oceania: Un Nuovo Mondo è possibile”.
Dimensioni
70 x 50 x 2 cm, peso 500 g
Lavoro eseguito con Body art
Supporto: carta fotografica con cornice
Non c'è nulla di digitale in questa immagine, nessuna post produzione, nessun fotoritocco, solo manualità e pensiero. La tecnica utilizzata è quella del collage, per quanto il processo artistico si discosti dagli schemi classici di genere. L'insieme caotico del collage qui lascia il posto a linee certe e figure ben definite, esaltando il concetto stesso di bidimensionalità. Qui l'idea nasce da una visione e dalla necessità di svilupparla attraverso la sistematica “scomposizione” di immagini, ricomposte poi snaturando in tutto il loro significato originale e restituendone uno nuovo, del tutto diverso in quanto a forza evocativa e drammaticità.
Mentre i mari si stanno saturando di macro- e microplastica, di petrolio e azoto, si stanno sviluppando nuove presenze, che assorbono i polimeri, generando i propri endo- ed esoscheletri. Poi arriveranno dagli abissi. Per sostituire anche gli ultimi mammiferi, pesci, uccelli, insetti ed altre forme di vita organica non ancora estinte.
Dimensioni
45 x 105 cm
Tecnica mista: coperchio WC, robottino aspirapolvere, sacchetti di plastica, blister, ecc.
Rappresentazione di una possibile invasione aliena.
Un alieno, dall'aspetto antropomorfo, sta guardando e studiando il pianeta terrestre, poco prima di un'invasione da parte del suo popolo.
Dimensioni
30 x 42 cm
Tecnica: pastello ad olio
Secondo alcuni osservatori gli alieni sono sempre esistiti. Peraltro proprio in questi giorni (marzo 2024) la “Nasa” è stata costretta a dichiarare pubblicamente di non tenere nascoste alcune prove certe dell’esistenza degli Ufo ed anzi qualcuno ha addirittura supposto, con dettagliati particolari, che ci siano stati dei contatti fra questi extraterrestri e gli esseri umani sulla Terra.
In merito è opportuno aggiungere che proprio il predetto ente che si occupa delle ricerche spaziali, alcuni decenni or sono inviò nel cosmo, con la speranza che raggiungesse altre galassie, una specie di piccola astronave contenente una targa dove veniva descritto l’uomo e la sua collocazione nel sistema solare. Sempre sull’argomento è bene tener presente che fin dai tempi più antichi si è parlato di strane apparizioni nel cielo e perfino ad Alessandro Magno capitò di vedere nella volta celeste un oggetto misterioso di forma circolare. Lo stesso Cristoforo Colombo dichiarò di aver visto (mentre navigava verso quella che sarebbe stata nominata poi America centrale) uno strano oggetto luminoso che correva radente fra cielo e mare a velocità vertiginosa.
E se una civiltà aliena fosse atterrata sul nostro pianeta milioni di anni fa ed avesse gettato al suolo il vuoto di una bottiglia di una iconica (anche per loro) bevanda?
E se i residui della bevanda fossero stati quel brodo primordiale da cui si originò la vita sulla terra?
O al contrario, se quella civiltà aliena fossimo noi con i nostri insostenibili modi di consumo usa e getta e fossimo noi a toccare il suolo di un pianeta sconosciuto, lasciando la nostra impronta di inciviltà con il lancio di una bottiglietta aperta e consumata (quasi) tutta? Ed ugualmente su quel pianeta, i residui della bibita prendessero vita?
Il suggerimento per la realizzazione di “UFO e GETTO” arriva da lontano, dal film “Allegro non Troppo” di Bruno Bozzetto, geniale disegnatore e fumettista che nel 1976 ideò questo lungometraggio di animazione, risposta contro-culturale al Fantasia di Walt Disney.
Nel segmento ispirato dal Bolero di Maurice Ravel, Bozzetto anticipa con ironia i vizi della società dei consumi e del Capitalismo simboleggiato da una bottiglia di Coca Cola.
Nella proposta “UFO e GETTO” dunque, un omaggio ed una citazione stilistica. E…un dubbio legittimo: e se gli Alieni fossero tanto irresponsabili quanto noi?
Dimensioni
25 x 25 cm
Mattonella di resina epossidica con incastro di bottiglietta di Coca Cola (aliena!)
Dimensioni
73 x 5 x 17 cm
Vecchie targhe, piccole strane teste metalliche, il carter di una marmitta e ruote di ferramenta.
Corredato di luci intermittenti, rosse e verdi a batteria, con interruttore.
E se gli alieni fossimo noi?
Cosa senti quando l'erba viene calpestata? Quando la margherita viene strappata? Quando questi scarponcini quasi militareschi si divertono a stralciare il verde?
E quando una foglia viene estratta dal portafoglio e sgualcita e strappata?
E quando vediamo che il cemento, come una griglia nei parcheggi, intrappola il verde?
Chi è quel senza volto del nostro presente?
Siamo abituati a guardare questa "violenza" è "normale" ci appartiene.
Osmosi o del dissolvimento umano e del processo di ridistribuzione globale.
Sembra impossibile che gli esseri umani possano vivere nel mondo di cui fanno parte, senza sentirsene padroni indiscussi e specie eletta. Come dice il noto botanico e divulgatore Stefano Mancuso, l'uomo rapporta ogni forma di intelligenza alla propria, ogni forma di esistenza sulla Terra alla propria e ne misura così il valore, senza rendersi conto che tutto è collegato sul nostro pianeta ed interdipendente e ciò nonostante, l’uomo lo sta distruggendo e distruggendo così anche sé stesso. Immagino allora che, a seguito di uno straordinario momento di estrema empatia ed armonia col tutto, l’umanità vi si dissolva. Di questo processo, salvifico per il pianeta, il responsabile inconsapevole è un’intelligenza aliena, che va raccogliendo energia attraverso l'universo.
Il nostro comportamento su questa Terra appare quello di un corpo estraneo, disturbante e distruttivo, all’interno di un organismo che opera equilibrato, col suo fluire dinamico di forze, di cause ed effetti.
Osmosi o del dissolvimento umano e del processo di ridistribuzione globale.
Racchiude l'essenza del concept del concorso e cioè “cosa rappresenta la luce che viene dall'alto?” E se fosse una luce aliena?!
Dimensioni
Foto A3
L'immagine mostra alcuni contenitori di vetro, bottiglie e vasetti, in controluce, con il sole che li illumina da dietro. In questa immagine è possibile vedere qualcosa di più di un semplice accumulo di rifiuti. La disposizione casuale e la rifrazione della luce ci mostra una sorta di installazione artistica che riflette l'interazione tra materiali di uso quotidiano e l'ambiente naturale, che racconta qualcosa della nostra vita quotidiana. Vista così, potrebbe essere interpretata come un’opera d’arte. Nell'arte contemporanea, l'uso di oggetti comuni per creare qualcosa di nuovo e significativo è una pratica diffusa. La fotografia stessa, con la sua capacità di trasformare la percezione della realtà, può elevare oggetti banali a simboli di bellezza. In questo caso, la luce che attraversa il vetro e il contrasto tra ombre e luci creano un effetto visivo che può essere considerato artisticamente interessante. Ciò potrebbe portarci a riflettere sui modi in cui possiamo trovare bellezza e significato anche nelle cose che solitamente consideriamo rifiuti. Potrebbe stimolare un dialogo sul concetto di arte e sull'importanza di vedere il mondo da prospettive diverse: trasformare la spazzatura in qualcosa di visivamente interessante.
Dimensioni
Foto A3
L'essere umano, sempre più distratto dal fascino inebriante del tracciare confini tra sé e tutto il resto e, al tempo stesso, ossessionato per la propria autocelebrazione, ha progressivamente perso ogni contatto con il proprio pianeta. Questo graduale e spesso trascurato distacco, lo ha trasformato in un vero e proprio alieno, un estraneo che, incapace di riconoscere le proprie responsabilità relative alla sciagurata condotta perpetrata nel tempo sul proprio pianeta, è giunto alla marziale conclusione che questo mondo, che da sempre gli è stato casa, è divenuto troppo difficile da salvare. La soluzione che si propone, è tanto semplice quanto banale. Dapprima solo descritta come ipotesi immaginifica nelle visioni prodotte dalla cultura fantascientifica di letteratura e cinema, che vedevano gli alieni arrivare sulla Terra con l'obiettivo di invaderla perché il proprio pianeta non aveva più le caratteristiche necessarie alla vita, col tempo si è arrivati a pensare che potesse essere un'idea che meritasse maggiore spazio di approfondimento e, tramite avanguardistici studi e ricerche scientifiche (non più tanto fanta-), si potesse delineare la possibilità di trasformare quelle visioni in realtà, ma con segno opposto.
In un'epoca come la nostra dove tutto è visibile e raggiungibile, dove specialmente le immagini ci entrano dentro e spesso ci scivolano addosso per poi essere dimenticate, dove tutto è stato detto e perciò resta difficile capire cos'è veramente importante, mi sono trovato a cercare qualcosa, un media, una tecnica che sia davvero efficace per veicolare quello che è davvero importante e che un artista metta in luce. Così ho scelto di iniziare da capo come una specie di naufrago che usa quello che ha per costruire la sua zattera, ovvero la sua imbarcazione di fortuna dove caricare quello che è davvero importante e imprescindibile per la vita di ognuno di noi, cioè noi stessi. Con i nostri ricordi, le nostre esperienze che lasciano cicatrici e colori nella nostra anima. Mi è sembrato dunque coerente scegliere come supporto per questo carico le assi ricavate dai pallet che con le loro parti usurate, ammaccate insomma vissute, raccontano storie di carichi e di viaggi e quindi una perfetta metafora dell'anima. Io ho preso queste assi e ho costruito la mia zattera, ma non mi basta e continuo a costruirne altre nella speranza che possano servire ad accogliere altre anime.
Da un buco nero esce un rigurgito di plastica che non può più essere trattenuto dal nostro pianeta. Plastica che deriva dal nostro uso quotidiano: studiare (nastri correttori), divertirci (palloncini), cucinare quotidianamente (cellophane)... la plastica è intorno a noi e con noi.
E se dopo il covid 19 e le guerre in corso arrivassero gli alieni?"
Quello che troverebbero purtroppo non sarebbe una situazione ambientale auspicabile: deforestazione, smog, inquinamento delle acque, sovraffollamento, rifiuti pericolosi... e tra questi i rifiuti plastici, tra i più inquinanti perché più insidiosi. Li utilizziamo continuamente nella nostra vita quotidiana perché li consideriamo 'comodi', senza però renderci conto dei danni irreversibili che creano al nostro ambiente.
La mia opera vuole mostrare questo lato oscuro del pianeta terra, quello che gli alieni vedrebbero immediatamente arrivati sul nostro pianeta e che noi fingiamo di non vedere. Può un occhio estraneo vedere meglio di noi? Proviamo a darci una risposta...
Dimensioni
40 x 30
Mixed media su tela (cellophane, gesso, acrilico, foglia oro, palloncini di plastica, nastro correttore riciclato, cartoncino nero riciclato)
Rifiuto categoricamente le cattive intenzioni e peggio ancora, gli istinti omicidi degli alieni.... Probabilmente prima di autodistruggersi, l’umanità sarà semmai salvata dagli alieni ...ma scusate, una volta che dopo tanto vagare, trovo degli esseri viventi, che faccio: li uccido? Nooo, troppo cinema spazzatura sugli alieni. La vita trionfa sempre, soprattutto quando è data per spacciata. Viva gli alieni!
L'opera presenta un uomo ridotto ad un'ombra o un alone… uno studio di anatomia. Un tempo perdemmo l’ombra. Oggi perdiamo pian piano lo spirito.
Dimensioni
100 x 100 cm
Tecnica mista, Acrilico su tela
In un'atmosfera futuristica, un'astronave aliena in viaggio nello spazio subisce un'avaria ad un generatore di energia, che costringe il comandante alieno ad inviare su un pianeta sconosciuto, la Terra, due membri del suo equipaggio sulle tracce di una possibile soluzione. Il pianeta dai loro calcoli è ricco di risorse, anche se i suoi abitanti non sembrano molto attenti all'ambiente e agli ecosistemi. Tuttavia gli alieni si rendono conto che il pianeta Terra ha una fonte di energia che potrebbe aiutarli a riparare il danno, prima che la navicella esploda... Durante una perlustrazione trovano nei rifiuti anche un materiale a loro sconosciuto, che sembra interessante e lo prendono per farne oggetto di studio... Il countdown che annuncia l'autodistruzione dell'astronave riecheggia al breve tempo che è rimasto all'uomo per salvare gli ecosistemi presenti sulla Terra. Il cortometraggio “Aliens: life from silicon” rappresenta il prodotto finale di un percorso di educazione civica svolto durante l'anno scolastico 2023-2024, per contribuire alla diffusione delle buone pratiche ambientali e sociali secondo gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Rappresenta i piani di scorrimento in cui siamo immersi nello scorrere della nostra vita.
Siamo oltre la metafora, nella rappresentazione dell'intreccio tra necessità e occasioni.
“L'errore di prospettiva della domanda è che noi stessi siamo alieni.
Partecipiamo ad un evento che ha del miracoloso dal doppio nome di Vita e Natura. E siamo impreparati. Anche l'ultimo dei batteri è nel flusso degli eventi naturalmente. Siamo gli unici viventi ad avere il filtro dell'artificiale. Siamo nel flusso e aspiriamo alla naturalità senza riuscirvi. Solo pochi, buddha, yogi, asceti e bambini partecipano della natura senza i filtri della cultura. Le sovrastrutture culturali stanno impedendo la nostra partecipazione al gioco della vita svegliamoci."
Dimensioni
90 x 90 x 90 cm
Scultura in carta riciclata: "nel flusso- Tutto scorre".
Lavoro realizzato in polpa di carta riciclata e colori vegetali.
La lotta contro le sfide ecologiche è uno dei grandi temi del mio lavoro, ecco perché la mia ricerca mi porta nello spazio, in questo caso Marte. I tentacoli dell’umanità hanno già raggiunto l’universo, arrivando sempre più in profondità, seminando spazzatura ovunque.Stiamo già pensando a come terra-formare Marte. Il tema ambientale, l’inquinamento; il grande problema di questo millennio. Sappiamo che solo l'1% di tutte le specie che siano mai esistite sulla terra sopravvive ancora. Durante il covid ho avuto molto tempo per riflettere, mi sono chiesta cosa potrebbe succedere al nostro pianeta se da Marte venissero portate delle forme di vita aliene, quali sarebbero le conseguenze e che tipo di forma avrebbero. Su questa problematica si incentra gran parte del mio lavoro.
Dimensioni
H 60 cm, diametro inferiore 75 cm, diametro superiore 10 cm.
Fogli EVA e colori acrilici.
Ilaria Paccini e ISPRA (Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale) si uniscono “in un abbraccio tra l’arte e la difesa della biodiversità” nel progetto ROMA SPECIALE - cioè “La Roma delle specie” – per richiamare l’attenzione sulla complessa interazione tra ambiente naturale e ambiente antropizzato e in particolare sulla difficile – ma urgente – gestione delle specie aliene invasive…
Gli alieni sono già arrivati, e sono pure invasivi!
Le IAS, acronimo inglese di Invasive Alien Species (Specie Aliene Invasive), sono quelle specie animali e vegetali che vengono portate dall’uomo, intenzionalmente o per sbaglio, fuori dalla loro area di origine. Le IAS costituiscono uno dei lati oscuri della globalizzazione e rappresentano la seconda causa di perdita di biodiversità a livello mondiale. Il complesso rapporto tra fauna selvatica e città è solo l’aspetto macroscopico di un generale e più complesso problema di interazione dell’uomo con le altre specie e l’ambiente, irrisolvibile finché la logica della sopravvivenza della nostra specie sarà legata a quella del profitto economico.
La questione della sostenibilità ambientale viene ribadita con l’utilizzo del materiale costitutivo dell’opera e del suo impatto estetico: il supporto pittorico è l’ALLUMINIO, un materiale altamente riciclabile, leggero, durevole, riutilizzabile, componibile e scomponibile in modo che l’opera possa agevolmente essere trasferita ovunque lo richieda la necessità. La produzione stessa dell’alluminio è più economica degli altri metalli (fonde a temperature minori e con minore dispendio di energia e CO2) e nello stesso tempo ha una versatilità estetica estremamente interessante: da un punto di vista meramente visivo, il linguaggio figurativo in cui vengono realizzati gli animali si sposa con l’effetto contemporaneo della lastra e della sua ossidazione.
ILARIA PACCINI ha “inventato” questa soluzione tecnica perché la materia fisica di cui è costituita l’opera interpreti il messaggio del quadro senza filtri teorici, diventando in un certo senso la poetica solidificata: l’umanità (l’artista), deve interagire con la natura (l’ossidazione) senza prevaricare, ma cercando piuttosto l’equilibrio compositivo dell’opera. Quest’ultima, grazie all’ossidazione, è un’opera viva, che cambia nel tempo e che è destinata alla consunzione, ricordandoci che non siamo protagonisti eterni. Il significato profondo di ogni opera su metallo di Ilaria Paccini è il monito a coesistere con l’ambiente senza rinunciare alle caratteristiche tecnologiche e industriali che ci determinano, ma cambiando radicalmente la gestione della produzione secondo principi di rispetto dell’ambiente e quindi di equilibrio con le altre specie.
Il progetto ha vinto l’Avviso Pubblico “Culture in Movimento 2023-2024”, ha preso parte al Festival delle Scienze 2024 presso l’Auditorium Parco Della Musica Di Roma ed è promosso da Roma Capitale - Assessorato alla Cultura, è curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE.
Riprenderà da ottobre a dicembre 2024 in occasione della settimana dell’Arte Contemporanea AMACI.
L'amministratore dell'agenzia spaziale americana, Bill Nelson, ha dichiarato: «Se mi chiedete se esiste vita nell'universo, la mia risposta è sì, ma bisogna trovarla».
Il mio lavoro parte da quest’ultima frase, allora andiamo a trovarli, rispolverando la storia mi ricordo che nel 1938 un gruppo di patrioti comandati dal gerarca Gaetano Maria Barbagli, s'imbarcò sul prototipo di razzo spaziale, costruito con l'aiuto del fisico Ettore Majorana, e partì alla conquista del pianeta «rosso» Marte, ma a quei tempi la tecnologia scarseggia, e dei marziani neanche l’ombra.
Oggi ho pensato di telefonare a Gaetano Maria Barbagli, che, anche se molto invecchiato, si è subito sentito «onorato» nell’idea di ripartire per Marte e visto che il momento attuale lo permette, partirà per svelare una volta per tutte l’esistenza del popolo Rosso, portandoci delle prove certe!
Al grido di STIAMO TORNANDO! I nostri eroi partiranno? Ai posteri l'ardua sentenza…
Dimensioni
50 x 60 cm
Tecnica mista su Tela usata e carta e cartone riciclato
L’opera prende ispirazione dai calchi che Giuseppe Fiorelli ideò e realizzò durante gli scavi di Pompei nell’800.
Una visione distopica del nostro presente, dove la specie umana si estingue per colpa dell’inquinamento, dalle plastiche nei mari e nella terra; dall’eccesso di dipendenza dalle tecnologie e dalle numerose nuove guerre.
Nella mia visione l’alieno in visita sulla terra si ritrova davanti a resti pietrificati di una mano, frantumata (guerre), che ancora impugna uno smartphone, quasi come disperata ancora di salvezza (dipendenze).
Tutto intorno una marea di rifiuti plastici avvolge i poveri resti (inquinamento).
La cassetta che contiene l’opera rappresenta il contenitore del “campione” che l’alieno porterà con se nel viaggio di ritorno, come prova dimostrativa del drammatico stato in cui versa il Pianeta Terra.
Dimensioni
29,5 x 36,5 x 8 cm, peso 5,5 kg
Legno, cemento Portland, sabbia, colla vinilica, frattaglie di plastica (principalmente PET), vernice trasparente, vernice a spruzzo, vernice acrilica.
Il Pianeta Terra, collocato all'interno di un "iperspazio" definito da traiettorie immaginarie dove l'insieme di variabili, più o meno conosciute, fanno dipendere la vita su di esso, mi appare ora, appeso ad un filo e diviso in due metà.
Nell'una, la vita degli esseri umani con la pressione demografica in crescita, che hanno continuato sulla strada del "progresso illimitato", generando penuria di alimenti, di acqua, di energia, povertà, con conseguenza di conflitti sociali, guerre e soprattutto cambiamenti climatici.
Nell'altra metà, la speranza di riuscire a frenare questi disastri e migliorare la condizione di vita attraverso gli strumenti e l'applicazione di tecnologie avanzate che si possiedono, aumentando così la sostenibilità del Pianeta.
Ma in questo spazio costellato di stelle, pianeti e satelliti ecco avvicinarsi al Pianeta Terra due forme-esseri sconosciuti....(realizzate in ottone lucido).
Dimensioni
60 x 40 cm
Cartoncino sottile glitterato, polistirolo azzurro, cartone lamellato cm.4, ottone lucido, legno.