L'illuminazione sostenibile dell'artista Geo Florenti

Tra arte e tecnologia c’è sicuramente un rapporto molto stretto. Sono due forme di espressione dell’essere umano che, per sua natura, esplora non solo se stesso ma anche il futuro. L’innovazione tecnologica coinvolge ormai ogni aspetto della nostra vita quotidiana, alle volte in modo positivo, altre meno.
Anche se in maniera differente, sia all’arte che alla tecnologia si chiede di essere sempre di più dalla parte della sostenibilità. L’arte è una forma di comunicazione che non ha eguali, capace non solo di emozionare profondamente l’osservatore, ma anche di trasmettergli importanti messaggi. La tecnologia è invece un’espressione dell’evoluzione dell’uomo che sembra non avere limiti di applicazione, che come scopo ha quello di rendere più efficienti le nostre attività quotidiane sia personali che professionali. Unendo insieme arte, tecnologia e sostenibilità, non si può non menzionare l’artista Geo Florenti.
Geo Florenti e la sua illuminazione a consumo zero
Geo Florenti è un artista di origine rumena che dal 1991 vive in Italia. Si è avvicinato all’arte esprimendosi attraverso la pittura, per poi trovare più ispirazione dal rapporto che lega l’arte alla tecnologia e in particolare quella che riguarda la luce. Quest’ultima è un elemento essenziale per l’arte visiva, ed è così che Geo Florenti ha cercato di immaginare come fosse possibile ridurne l’impatto ambientale. Attraverso la sua vocazione artistica, la ricerca scientifica e un occhio sempre aperto sull’ecosostenibilità, Florenti ha ideato la prima lampada a consumo zero Made in Italy.
La sua invenzione consiste in una cella fotovoltaica posta davanti a una fonte luminosa a led, che raccoglie l’energia che andrebbe dispersa e alimentando altre lampade attraverso un cavo. Praticamente una lampada che ricicla energia luminosa, alimentando altri supporti a costo zero. La sua prima installazione, Geo Florenti l’ha realizzata nel 2009 illuminando la “Danzatrice” di Canova nella Galleria Corsini a Roma. Con la stessa tecnica ha illuminato il “Mosè” di Michelangelo. Nel 2017 ha esposto una sua opera al MoMa di New York chiamata “Cubo”. E' una struttura che attraverso delle celle fotovoltaiche, genera a sua volta luce e corrente riciclando la luce emessa dalle fonti luminose del museo. All’interno del Cubo sono presenti prese di corrente utilizzabili per far funzionare qualsiasi dispositivo elettrico… a costo zero.